Shawn marina
la scuola per avere rapporti sessuali con la madre della propria fidanzata. Peaches
è schiava di un padre ossessionato dalla religione, che vede nella sensualità
della figlia un nemico da abbattere. Claude deve confrontarsi quotidianamente con
un padre violento e alcolista, che una notte cerca di violentarlo. Tate vive con
due nonni che sembrano usciti dalle pubblicità televisive e pratica una sorta
di onanismo estremo; alla fine dell’ episodio, ucciderà i due anziani, in un
raptus di follia.
Stanchi dello squallore delle loro vite, Peaches, Shawn e
Claude si abbandoneranno in un amplesso liberatorio. Claude, infine, svelerà l’arcano
del suicidio di Ken: il ragazzo aveva messo in cinta la fidanzata, la quale,
per difendere la decisione di tenere il bambino, aveva chiesto se rimpiangesse
che sua madre non lo avesse abortito. Ken non risponde alla domanda e poco dopo
si uccide.
E’ il “vuoto di senso” che percorre tutto il film di Clark, che si
configura come una dolorosa tragedia generazionale, popolata da adolescenti che
non credono più a nulla, sbandati in un mondo che li rifiuta e di disprezza.
Ancor più desolante è l'universo degli adulti, animato da frustrazioni, violenza
e pedofilia. In tal senso, la scena di sesso finale assume un significato
catartico e salvifico, diventa l’unica occasione dei tre giovani per esprimere
il proprio insopprimibile bisogno di amore e di comprensione. In questo
angosciante viaggio nell’“incubo americano”, Clark non si ferma di fronte a
nulla, non si rifugia dietro ellissi e convenzioni narrative, ma sfida lo
sguardo del pubblico benpensante, costellando il film di scene crude,
insostenibili, e di immagine erotiche ai limiti del pornografico e dell’osceno. Ma
se, come diceva Carmelo Bene, o-sceno vuol dire fuori dalla scena, è proprio il
modo in cui il regista racconta questo altrove, questo lato oscuro che rende Ken
Park indimenticabile. Ho ravvisato inoltre, nel film, echi profondi di un
cinema che non c’è più: Pasolini, anzitutto, per l’attenzione ossessiva ai
corpi e alle loro pulsioni; Bunuel e Jodorovsky, per la dimensione surreale,
assurda, sottesa all’apparente realismo del film.
Mi sono tornate in mente anche altre opere cinematografiche che,
come la pellicola di Larry Clark, indagano sui meandri più inquietanti della società
americana attraverso la noiosa provincia e gli ordinati sobborghi delle
metropoli: da La morte corre sul fiume di Charles Laughton a La rabbia giovane
di Terrence Malick, fino al più recente Elephant di Gus Van Sant uscito un
anno dopo Ken Park e vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes. Ma il
linguaggio di Clark, la sua amarezza e la sua ironia rappresentano un unicum nel cinema
americano.
In streaming al link: http://filmpertutti.tv/ken-park/
In streaming al link: http://filmpertutti.tv/ken-park/
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